Rimbocchiamoci le maniche

 

 

Ho partecipato a un incontro molto coinvolgente rivolto a studenti di V superiore e universitari dal titolo : “La Chiesa e i giovani oggi”. Il sacerdote che guidava l’incontro ha esordito chiedendo perché i giovani si allontanano sempre più dalla Chiesa.

Dopo qualche luogo comune iniziale la discussione si è fatta via via sempre più interessante. Qualcuno diceva che gli adolescenti sono nauseati dalla cronaca che coinvolge troppo spesso ministri di Dio, qualcun altro osservava che è vero che la famiglia è la prima palestra di fede e di amore, ma è anche vero che nelle parrocchie e in coloro che ne fanno parte, a volte è difficile trovare la gioia, l'accoglienza e la carità che dovrebbero caratterizzare ogni cristiano. Ne è seguita la risposta articolata e anche abbastanza convincente del sacerdote controbattuta , inaspettatamente, da un ragazzo – Manuel - , fino ad allora silenzioso, il quale è intervenuto prima definendo la Chiesa come comunità di fede dei seguaci di Cristo, distinguendola dal Magistero, poi affermando, in modo provocatorio, ma costruttivo, che la Chiesa istituzionalizzata è rimasta gravemente arretrata rispetto ai tempi e, soprattutto, rispetto alla propria missione . La Chiesa in troppi campi, a suo giudizio, non ha seguito le orme di colui al quale continua a richiamarsi ed è per questo che si nota oggi uno stridente contrasto tra l’interesse per Gesù e il disinteresse per questo tipo di Chiesa, una Chiesa che ormai si è appiattita decisamente sui valori del mondo , e che non è più profetica. Manuel ha poi concluso sostenendo che quando la Chiesa esercita un potere sugli uomini, invece di compiere un servizio, quando i suoi portavoce camuffano opinioni e interessi personali con norme e precetti divini, là si tradisce lo spirito di Cristo e la Chiesa si allontana da Dio e dagli uomini. Il contributo apportato da questo giovane alla riflessione mi ha colpito positivamente , perché ha messo in evidenza una passione per la figura di Cristo e, allo stesso tempo, un allontanamento dal Magistero sempre più marcato da parte dei giovani e non solo.

Questo ragazzo mi ha fatto riflettere sulla necessità di dedicarci con maggiore attenzione alle nuove generazioni che, sempre più, rivendicano la libertà di costruirsi un rapporto individuale con Dio. Se c’è dunque una speranza, un desiderio che deve alimentare tutti gli educatori è quello di innescare nei giovani la scintilla del desiderio di Dio e testimoniare il Suo amore; il resto verrà da sé.

Non è facile, ma dobbiamo crederci.

                                    

                                                settembre 2010