Avevamo accennato, in qualche modo che il problema cosmologico e quello antropologico sono legati entrambi al problema di Dio. Conoscere cosa e chi sia Dio però, dal mio punto di vista, è un problema che resta insolubile sia per la filosofia sia per chi ricorre all’azione di leggi fisiche o biologiche. 

La ragione si chiede da sempre se il mondo abbia una causa che lo trascenda e quale sia questa causa; se la vita umana abbia un significato e un progetto da depositare.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sostiene che Dio può essere conosciuto con la ragione partendo dalle cose create. Nel tempo diversi sono stati gli argomenti che sono stati proposti rispetto all’esistenza di Dio, ma qui incappiamo rapidamente in una situazione senza via d’uscita: o la la fede in Dio è dimostrabile, e in questo caso come può essere ancora fede? Oppure non è dimostrabile e allora come può essere ancora ragionevole?

Riguardo questo tema credo non si possano dare dimostrazioni, prove di alcun genere. Dio è un concetto che la ragione umana non può raffigurare. Molti filosofi hanno definito Dio e ognuno lo ha fatto in modo diverso; tra questi Kant, Hegel, Kierkegaard, per citarne qualcuno, e poi i grandi critici: Schopenhauer, Feuerbach, Marx, Nietzsche...Freud. Nel novecento sono molte altre le riflessioni che vengono elaborate, ma quasi sempre nel solco dei filosofi citati. Mi sembra di poter concludere che si può solo credere in Dio senza garanzie o dimostrazioni razionali.

A volte viene da chiedersi se è proprio necessario credere, per dare un senso alla propria vita e se abbiamo bisogno della divinità di Gesù; non ci basta il Gesù della storia che dalla sua parola, dal suo comportamento e dalla sua vicenda mette in luce il significato genuino della sua persona? Gesù, infatti, desidera un uomo diverso, un uomo nuovo: una coscienza radicalmente trasformata, un atteggiamento fondamentalmente diverso, un orientamento completamente nuovo nel pensare e nell’agire volto al bene sommo; lo ha testimoniato durante tutta la sua esistenza umana fino alla morte in croce e questo non potrebbe bastare? Non ci basta amarlo e provare ad imitarlo per trovare un senso alla vita e considerarla un dono? Non basta la lotta di ogni uomo per far prevalere il bene sul male per vivere in armonia, per vivere con amore secondo il principio: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi? 

Forse si o forse no, perché se poi riduciamo Gesù a un modello, questo diviene intercambiabile, anzi altri modelli potrebbero apparire più attuali. Chissà! Un prete diocesano e teologo del Triveneto (Dario Vivian)  dice che "non si è cristiani credenti solo perché si imita Cristo, ma perché Cristo ci abita dentro e ci dà la forza della sua grazia”. 

 

 

                                                              gennaio 2022  ....>