" Non conduce una vita umana chi non si interroga su di sé " 

                  Platone

 

Riflessioni del cardinale Martini sulla crisi

 

 

Credo che a tutti noi non sfugga la situazione critica in cui ci troviamo.

La crisi non è solo quella di cui si parla economica, ma è una crisi che investe con ogni probabilità tutto l’occidente, per lo meno, le nostre società e le nostre persone. E’ una crisi che tocca soprattutto la sorgente di ogni azione e di ogni decisione, di ogni sentimento che è la coscienza individuale degli uomini. Noi dobbiamo più che mai percepire che una società, un mondo, è fatto, determinato, plasmato dalle scelte di ognuno di noi. E che se oggi noi viviamo una situazione di crisi,di decadenza tutto questo è dovuto alle nostre coscienze, alla coscienza individuale di ciascuno di noi. Una coscienza che ormai ha pochi riferimenti, è una coscienza che non si cimenta con le esigenze dell’etica e non confrontandosi con esse, di quanto è necessario perché l’uomo si umanizzi e perché l’uomo viva una migliore convivenza ecco proprio per questa mancanza noi abbiamo davanti degli orizzonti oscuri, cammini che vengono percorsi senza molta convinzione, con una ricerca di senso sempre più difficile.

E anche nella chiesa, va detto con chiarezza, non è uno dei momenti buoni quelli che stiamo vivendo. Per varie ragioni la chiesa si trova oggi più divisa di qualche anno fa, questa è una verità sotto gli occhi. Siamo più divisi, c’è più contrapposizione, c’è anche sovente molta confusione, viviamo anche tante situazioni in cui sembra che il cammino fatto in passato soprattutto quello indicato dal concilio vaticano II  il cammino fatto come obbedienza adesso sia un cammino messo in discussione , tutto questo non aiuta certamente il nostro vivere. Per me, la Chiesa non ha scelta, in questo grave momento storico, se non quella di imboccare la strada della profezia. Il sogno di Dio esige un'economia di uguaglianza che si ottiene solo con una politica di giustizia, frutto di una fede profonda nel Dio degli oppressi e degli schiavi. Questo sogno cozza con ogni impero costruito su un'economia di opulenza (pochi straricchi a spese di molti morti di fame), che esige una politica di oppressione , sostenuta da una religione civile dove Dio è prigioniero del sistema. Questo è quello che la Chiesa è convocata oggi a fare: profetizzare. Per fare questo, deve saper coniugare Vangelo e vita nella quotidianità.E allora forse è il momento di capire di più la necessità della preghiera. Ma non nel senso banale del termine : “non ci resta che pregare” ma con l’esercitare di più la fede occorre rinnovare la nostra fede e la maniera che noi abbiamo di rinsaldare la nostra fede è quella della preghiera se la preghiera è intesa davvero nel suo significato cristiano e se non è letta invece come l’attività religiosa più praticata dagli uomini . Essa è qualcosa di più profondo di una pratica. E’ un modo di vivere . La preghiera si nutre di una relazione di una comunicazione. E’ la ricerca di un rapporto, di una comunione e la preghiera diventa uno stare insieme, un’intimità, uno scambio, una presenza reciproca, un amore. Se non c’è preghiera non c’è fede non c’è la relazione con il Signore.

Carlo Maria Martini.

 

                                                              Maggio 2010